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I cambiamenti in adolescenza

“Il soggetto si definisce in base a come si risignifica, cioè a come ristruttura la propria biografia per trasformarla nella propria storia”.

[Luis Kancyper]

 

Secondo la scienza l’adolescenza è l’età della vita che fa seguito alla fanciullezza e precede l’età adulta, caratterizzata da importanti modificazioni somatiche e psichiche dell’individuo. Essa comprende un arco di tempo che va di solito dagli 11 ai 18 anni per le femmine e dai 14 ai 21 per i maschi, in cui si manifestano i diversi fenomeni che caratterizzano quest’epoca della vita.

Dal punto di vista psicologico le cose invece si complicano un po’ e dare una definizione univoca di cosa sia e cosa comporti l’essere adolescente è da sempre un’impresa ardua.

La psicologia ha iniziato ad interessarsi all’argomento piuttosto tardi; infatti inizialmente non si è riscontrata un’attenzione specifica all’adolescenza come fase dello sviluppo individuale. Uno dei primi ad occuparsene fu senza dubbio Freud che si rivolse all’adolescenza come ad una tappa significativa dello sviluppo psichico e sessuale dell’individuo, interpretando questo periodo come una fase di ricapitolazione di quanto sperimentato e accaduto durante l’infanzia.

Tornando ai tempi moderni, si potrebbe definire l’adolescenza come un periodo di ridefinizione e risimbolizzazione del sé, in cui l’adolescente è chiamato a realizzare differenti compiti specifici:

  1. Il processo di separazione individuazione,
  2. La mentalizzazione del corpo,
  3. La definizione e la formazione di nuovi valori di riferimento e ideali,
  4. La nascita come oggetto sociale.

Nel primo compito l’adolescente è chiamato a rendersi progressivamente indipendente, sia a livello intellettuale che affettivo, dalle figure reali dei genitori ma anche dalle loro rappresentazioni mentali ed idealizzate.

Il secondo compito si inizia ad innescare quando emergono i primi cambiamenti legati alla pubertà, in questa fase infatti si richiede all’adolescente di costruire mentalmente e di poter pensare ad una nuova immagine di sé. Il corpo infatti subisce progressivamente profonde trasformazioni sia nel maschio che nella femmina e tali cambiamenti devono essere integrati fra loro in maniera del tutto nuova. A partire da uno stato in qualche modo asessuato e onnipotente si è chiamati ad elaborare un delicato passaggio che conduce alla condizione di maschio o femmina sessualmente maturi e potenzialmente generativi. Tale processo però non va esclusivamente interpretato sulla base di potenzialità erotiche e generative ma anche in termini di trasformazioni ed accettazione della propria idea di mortalità, nella nuova prospettiva secondo la quale il corpo di cui si è dotati ha un limite temporale.

Nel terzo compito invece l’adolescente è chiamato a costruire e perfezionare i valori di riferimento che guidano le azioni e i comportamenti. Questo percorso avviene attraverso l’incontro con altre persone, alternative ai genitori, portatori di nuovi e diversi valori. Con questo materiale l’obiettivo sarà quello di effettuarne una sintesi per giungere alla definizione del proprio unico e specifico modello valoriale di riferimento che formerà l’agire dell’adulto.

Nel quarto ed ultimo compito invece l’adolescente è chiamato ad assumersi direttamente la responsabilità di un ruolo socialmente riconosciuto, sia tra i coetanei sia nel contesto allargato, che consenta di progettare ed agire in direzione della possibile realizzazione del proprio percorso futuro.

L’ADOLESENTE IN CRISI

Per alcuni autori, come Pietropolli Charmet, le manifestazioni del disagio adolescenziali non vengono inquadrate immediatamente in categorie psicodiagnostiche ma si preferisce una prospettiva che interpreta la sofferenza adolescenziale come “crisi”, intesa come importante difficoltà nell’adempimento dei compiti evolutivi descritti in precedenza.

L’adolescente che si trova a vivere una situazione di crisi percepisce il proprio ritardo nell’adempimento dei compiti evolutivi e ciò può determinare deformazioni nella rappresentazione del Sé e l’insorgere di importanti vissuti ad esempio persecutori e/o depressivi che possono incidere in maniera ulteriormente sulla crescita e lo sviluppo dell’adolescente.

Sulla base di questi riferimenti teorici prende forma la metodologia dell’intervento di consultazione e presa in carico degli adolescenti denominata psicoterapia evolutiva.

La psicoterapia evolutiva fa riferimento ad una concezione di psicoterapia in cui il cambiamento è concepito più come evoluzione che come cura. Il presupposto è che la richiesta di aiuto da parte di una adolescente o della sua famiglia avvenga in una situazione di scacco evolutivo e di crisi della cultura affettiva dominante (quella della famiglia d’origine), la quale si dimostra in qualche modo inadatta a sostenere lo sviluppo del sé dell’adolescente.

In questa prospettiva la promozione del cambiamento non è solo quella dell’adolescente ma anche del contesto di crescita, dunque dei ruoli genitoriali ma eventualmente anche di altre figure che possano rivestire un’importanza specifica nella vita dell’adolescente. Tali vissuti infatti possono a loro volta innescare nell’adolescente anomalie nel comportamento e nel pensiero, che altro non sono in realtà che meccanismi di difesa per far fronte a tali angosce e difficoltà.

L’obiettivo è quello di sostenere un riadattamento nel rapporto attualmente esistente tra compiti di sviluppo e contesto di crescita, al fine di favorire lo sblocco dello scacco e la ripresa evolutiva.

Author Info

Alice Quadri

Psicologa Psicoterapeuta, Esperta in Psicologia Forense e Psicodiagnosi. Svolge la propria attività clinica e forense presso il proprio studio privato in collaborazione con numerosi studi legali e diversi professionisti. Svolge attività di docenza presso il CONI Lombardia.